Cose da fare e vedere a Lecce – Madigans Rooms
Ad un certo punto Lecce è emersa dall’elenco affollato delle città d’arte italiane e si è imposta come una meta non più solo estiva. La moda della “vacanza in Salento” ha favorito molto la conoscenza di questa splendida cittadina pugliese, che fino a quel momento era apprezzata soprattutto dagli amanti dell’arte. Lecce, infatti, oltre che punto di passaggio verso i “Caraibi d’Italia” è prima di tutto una città ricca di testimonianze e opere d’arte di epoca romana, medievale e rinascimentale.
Ma Lecce è principalmente una città barocca, che qui si esprime come mai in nessuna altra città, esplode in una declinazione del tutto particolare e specifica, fino a meritarsi l’appellativo di barocco leccese. Decorazioni sgargianti che arricchiscono i rivestimenti degli edifici, i colori intensi della pietra leccese: un calcare tenero e compatto, dai colori caldi e dorati che si presta molto bene alla lavorazione con lo scalpellino. L’arte barocca si diffuse a Lecce nel Seicento, durante la dominazione spagnola, sostituendo l’arte classica e creando uno stile che lasciava spazio alla fantasia e all’immaginazione. Il centro storico è ricco di esempi della lavorazione di questa pietra in monumenti, chiese ma anche balconi e terrazze delle abitazioni private. Ma non è solo il Barocco a caratterizzare Lecce: ospitale, ordinata, con una grande gastronomia e un mare eccezionale a pochi passi, è una delle mete imperdibili da visitare in Italia. In questa pagina vi consigliamo le 10 cose da vedere assolutamente durante una visita a Lecce.
Il centro storico di Lecce
Lecce viene definita la “Signora del Barocco“, ed è proprio l’arte barocca quella che caratterizza le guglie, i portali, le chiese, i monumenti e le abitazioni del centro storico. Attraversando Porta Napoli eretta nel 1548 in onore di Carlo V, si accede alla città vecchia.
Da qui si ramificano alcune tra le più importanti strade di Lecce sulle quali si affacciano raffinati palazzi e interessanti botteghe artigianali dove vengono realizzati oggetti in cartapesta e in pietra leccese. Passeggiando comodamente a piedi per le vie del centro si incontrano la Chiesa di Santa Maria della Provvidenza, in piazzetta Baglivi, e quella di Santa Maria di Costantinopoli in piazzetta Addolorata. In Via Umberto I, invece, potrete ammirare il cinquecentesco Palazzo Adorno e la Basilica di Santa Croce, simbolo della città e del barocco leccese. Senza grossa fatica si raggiunge il nucleo centrale della città, ovvero l’elegante Piazza Sant’Oronzo, cuore pulsante della vita cittadina, nella quale campeggia la celebre colonna del Santo patrono, e la scenografica Piazza del Duomo con la sfarzosa facciata laterale della Cattedrale e il suo alto campanile, il quattrocentesco palazzo del Vescovado contraddistinto dal loggiato angolare ad arcate, e il palazzo del Seminario risalente al 1700, oggi sede del Museo Diocesano di Arte Sacra, della Biblioteca Innocenziana e dell’Archivio Storico Diocesano.
Per gli amanti dei giardini la Villa Comunale, situata nei pressi di Piazza Sant’Oronzo, costituirà una piacevole sosta. Intitolata a Giuseppe Garibaldi, la Villa un tempo era chiamata dai leccesi “Villa della Lupa” per la presenza di una gabbia in cui erano rinchiusi dei lupi (la lupa campeggia nello stemma della città chiamata Lupiae dai Romani).
L’Anfiteatro romano di Lecce
Insieme al Teatro (in via Arte della Cartapesta), è la più importante testimonianza di epoca romana. L’Anfiteatro venne costruito nel II secolo d.C. per intrattenere, con gli spettacoli e i giochi che si svolgevano al suo interno, gli appassionati spettatori (l’edificio poteva ospitarne circa 20.000).
La monumentale struttura venne completamente sepolta dalle macerie in seguito a terremoti e devastazioni e solo all’inizio del XX secolo, grazie ad alcuni lavori di scavo, è stata riportata alla luce. La parte oggi visibile posta più in basso rispetto al livello stradale, è però appena un terzo dell’intera struttura (in pratica la metà inferiore delle tribuna coperta) che resta, probabilmente, ancora nascosta nel sottosuolo della centralissima Piazza Sant’Oronzo in quanto su di essa sorgono alcuni degli edifici storici della città. L’Anfiteatro romano venne costruito con pilastri di tufo sormontati da un’architettura ad arcate. Delle opere scultoree recuperate, le più interessanti sono: una statua della Dea Athena (oggi esposta al Museo Castromediano), ed alcuni rilievi in marmo del parapetto che separava le due serie di gradinate raffiguranti scene di caccia e combattimenti tra uomini e animali feroci. Oggi l’Anfiteatro fa da cornice a rappresentazioni teatrali e concerti.
Il Castello di Carlo V a Lecce
Nei pressi di Piazza Sant’Oronzo sorge il Castello voluto dal Re Carlo V nel 1539. Il progetto dell’edificio venne affidato all’architetto Gian Giacomo dell’Acaya e richiese la demolizione della Cappella di Santa Trinità e del Monastero Celestino di Santa Croce a cui furono intitolati due dei torrioni che compongono la fortezza.
Il Castello, costruito su una pre- esistente fortificazione realizzata tra il XIII e il XIV secolo, presenta due strutture concentriche separate da un cortile intermedio, quattro bastioni angolari (S. Giacomo, S. Croce, S. Trinità e S. Martino)a punte lanceolate, mura possenti e un fossato colmato nel 1872. Per lungo tempo la fortificazione ha svolto funzioni di difesa del territorio, successivamente una delle sue sale fu adibita per ospitare spettacoli teatrali (XVIII secolo), in seguito funzionò come caserma e distretto militare (dal 1870 al 1979). Oggi il Castello, proprietà del Comune di Lecce, è sede dell’Assessorato alla Cultura e le sue sale sono utilizzate per eventi cultuali, mostre d’arte, manifestazioni eno-gastronomiche. Di grande pregio la grande sala (Salone della Duchessa) al primo piano del mastio con la volta a crociera e costoloni sorretti da capitelli tardo gotici scolpiti con decorazioni a foglie e figure allegoriche.
Piazza Sant’Oronzo a Lecce
Piazza Sant’Oronzo è la principale piazza di Lecce, il salotto cittadino, da sempre luogo di incontro e di ritrovo. Negozi, caffè, uffici affollano la suggestiva piazza ovale la cui pavimentazione è ornata da un mosaico raffigurante lo stemma della città: la Lupa sotto un albero di leccio e la corona con 5 torri.
Gli edifici che la compongono, costruiti tra il Medioevo e l’Ottocento, costituiscono un insieme architettonico eterogeneo, frutto di stili differenti che però convivono armoniosamente. In passato era conosciuta come la “piazza dei mercanti” per la massiccia presenza di botteghe e attività commerciali poi scomparse per far spazio all’edificio che avrebbe dovuto ospitare la sede della Banca d’Italia (XX secolo). Dal 1656 la piazza è intitolata al Santo patrono della città: si racconta che durante l’epidemia di peste che si abbatté su tutto il Regno di Napoli, Lecce venne risparmiata grazie alla mediazione di Oronzo, protovescovo della città. Come segno di ringraziamento, i leccesi fecero erigere sulla piazza una colonna votiva (29 m.) sulla quale venne posta la statua del santo nell’atto di benedire la città. La colonna di Sant’Oronzo è solo una delle tante attrattive della piazza che in parte è occupata dai resti dell’Anfiteatro Romano, ma che racchiude anche il Sedile, anche noto come Palazzo del Seggio (1592) – o meglio quel che ne resta (una loggia quadrangolare con arcate ogivali) – ex sede del Municipio e oggi adibito per ospitare mostre d’arte ed esposizioni; l’antica Chiesa di San Marco (a lato del Sedile), ricordo di un insediamento veneto presente in città (da notare la lunetta in cui è scolpito un Leone di San Marco, simbolo della Serenissima), e la Chiesa di Santa Maria della Grazia, eretta nel 1590 in seguito al ritrovamento di un affresco trecentesco raffigurante la Vergine col Bambino, tutt’ora custodito nella chiesa.
Il Duomo di Lecce
Il Duomo di Lecce si erge nell’omonima Piazza e rappresenta il fulcro della vita religiosa della città. La Cattedrale dedicata a Maria SS. Assunta, venne costruita nel 1144, fu ristrutturata nel 1230 per essere poi completamente ricostruita nel 1659 da Giuseppe Zimbalo per volere del vescovo Luigi Pappacoda.
All’architetto leccese si deve anche il campanile a cinque piani, l’ultimo dei quali è sormontato da una cupola ottagonale sulla quale è posta una statua in ferro raffigurante Sant’Oronzo. Il Duomo presenta due ingressi, quello principale rivolto al Palazzo Vescovile e l’altro, sul fianco sinistro che guarda l’entrata della Piazza. La facciata principale sulla quale sono scolpite le statue dei santi Gennaro e Ludovico e degli apostoli Pietro e Paolo, è molto sobria e raffinata a dispetto di quella secondaria più sfarzosa, disegnata secondo le linee del barocco leccese, culminante con la statua di Sant’Oronzo tra le statue di San Giusto e San Fortunato, compatroni di Lecce. La facciata principale lascia percepire l’organizzazione della spazio interno diviso in tre navate separate da pilastri a semicolonne. La navata centrale e il transetto sono sormontati da un soffitto in legno dove sono incastonate alcune opere di Giuseppe di Brindisi tra cui “Il Martirio di Sant’Oronzo” e “L’Ultima Cena”. L’interno barocco conserva pregevoli stucchi, pavimenti in marmo e altre numerose tele di grande valore artistico e ben dodici altari riccamente ornati tra cui quello maggiore dedicato alla Vergine Assunta in marmo e bronzo dorato di fattura napoletana.
La Basilica di Santa Croce a Lecce
La Basilica di Santa Croce con l’attiguo Convento dei Celestini (ora Palazzo del Governo) è uno dei maggiori complessi architettonici della città e soprattutto, il più significativo esempio di barocco leccese, specialmente per l’opulenza delle decorazioni della facciata principale.
Tra il XVI e XVII secolo, i più grandi architetti salentini – Riccardi, Penna e Zimbalo – coadiuvati da abilissimi maestri scalpellini e intagliatori, si avvicendarono nella realizzazione della grandiosa opera commissionata del ricco ordine religioso dei Celestini. Il risultato fu sorprendente: mai prima di allora elementi rinascimentali e ricercatezza barocca si erano fusi così armonicamente dando vita ad un monumento di così spettacolare bellezza. La facciata della basilica si compone di tre parti. La parte inferiore, in stile rinascimentale, è divisa da sei colonne lisce con capitelli zoomorfi che sostengono una trabeazione riccamente decorata con leoni e donne dal seno nudo. Al di sopra del fregio, sei figure umane e sette animali (telamoni) sorreggono la balaustra in pietra leccese ornata da 13 puttini che abbracciano i simboli del potere temporale e spirituale. Sulle porte laterali vi sono gli stemmi dell’ordine dei Celestini e di Santa Croce, mentre sul portale maggiore, fiancheggiato da due coppie di colonne, si trova lo stemma di Filippo III di Spagna. La seconda parte della facciata è dominata dal bellissimo rosone centrale di ispirazione romanica affiancato da due nicchie con le statue di San Benedetto e San Celestino. All’estremità si ergono due statue femminili simboleggianti la Fede e la Fortezza. Infine, sulla sommità, il timpano con al centro il trionfo della Croce. L’interno articolato in tre navate suddivise da alte colonne è altrettanto sontuoso. La navata centrale è sormontata da un soffitto ligneo a cassettoni dorati mentre quelle laterali hanno volte a crociera e presentano sette cappelle per lato ognuna delle quali ospita altari riccamente decorati e tele del XVII e XVIII secolo. Di notevole pregio nella cappella di San Francesco da Paola, l’altare a sei colonne realizzato da Zimbalo (1614-15) decorato con 12 formelle raffiguranti episodi della vita del santo, considerato tra le massime espressioni scultoree del barocco leccese.
Le chiese di Lecce
Lecce, città delle chiese. E’ così che veniva definito in passato il capoluogo pugliese per il gran numero e la bellezza dei suoi edifici sacri. Oltre al Duomo e alla Basilica di Santa Croce, una miriade di altre chiese (circa 40) sono disseminate per la città.
Tra le più antiche, va menzionata la Chiesa dei Santi Nicolò e Cataldo nel cimitero della città: costruita in epoca medievale (1180) per volere di Tancredi d’Altavilla, ultimo re dei Normanni, venne ristrutturata nel 1716 acquistando un’impronta barocca ma preservando sempre elementi del suo stile originario. Il portale è decorato con arabeschi e motivi vegetali mentre l’interno è a croce latina a tre navate alte e strette. L’annesso convento si sviluppa intorno a due chiostri, nel più antico dei quali si può ammirare una magnifica edicola su colonne a spirale riccamente scolpite posta come copertura del pozzo rinascimentale. Tra le più originali, non si può non citare la Chiesa di San Matteo (1667 – 1700) con la sua singolare facciata curvilinea che ricorda la chiesa romana di San Carlo alle Quattro Fontane. L’edificio presenta una complessa facciata barocca a due ordini mentre l’interno a pianta ellittica è delimitato da cappelle ad arco contenenti altari ricchi di decori. Magnifico quello di San Matteo con al centro la statua lignea del santo (1691). E’ collocata perfettamente al centro della città la bella chiesa intitolata a Sant’Irene, patrona di Lecce fino al 1656. Edificata nel ‘500 dall’ordine dei Teatini sul modello delle chiese di Sant’Andrea della Valle a Roma, di Sant’Andrea delle Dame e di San Paolo Maggiore di Napoli, l’edificio religioso presenta sul portale maggiore la statua della santa e sull’alto frontone lo stemma della città (la lupa sotto il leccio coronato). L’interno è a navata unica con tre cappelle per lato; spiccano l’altare dedicato a Santa Irene ricco di decorazioni e statue e la grandiosa tela del Tiso, il “Trasporto dell’Arca Santa ” (1758) alle spalle dell’altare maggiore e la tela raffigurante la Madonna della Libera, custodita nella sagrestia. Che siano di impianto medievale, rinascimentale o barocco, tutte le chiese di Lecce, di cui quelle citate sono solo pochi esempi, custodiscono il patrimonio storico, artistico e religioso della città.
Abbazia di Santa Maria di Cerrate a Lecce
Magnifico esempio di architettura romanica salentina, l’abbazia di Cerrate è un piccolo gioiello situato sulla strada provinciale che collega Squinzano a Casalabate.
Secondo la leggenda, l’abbazia fu costruita intorno al XII secolo per volere di Tancredi d’Altavilla nel luogo in cui ebbe una visione: la Madonna tra le corna di una cerva (da qui il nome Cervate poi Cerrate). Importante centro religioso fino al ‘500, il complesso fu successivamente saccheggiato (1711) e lasciato in uno stato di totale abbandono fino al restauro del 1965. Poco o nulla rimane del monastero ma per fortuna la chiesa conserva ancora, nonostante i segni del tempo, la sua antica bellezza. La facciata presenta un piccolo rosone centrale, una monofora per lato e un elegante portale (da notare i rilievi raffiguranti l’Annunciazione della Vergine, la Visita di Santa Elisabetta, i Magi e la Fuga in Egitto scolpiti nel portale). Addossato alla chiesa (lato sinistro) si trova un portico duecentesco abbellito da colonne cilindriche e poligonali di fronte al quale c’è un pozzo rinascimentale. L’interno dell’abbazia è diviso in tre navate. Di grande valore artistico e religioso gli affreschi duecenteschi e trecenteschi che abbelliscono absidi, sottarchi e pareti. Risalgono invece al XV secolo alcuni degli affreschi rimossi durante i lavori di restauro e conservati nell’attiguo Museo delle Tradizioni Popolari che ha sede nell’ex frantoio del complesso. Attualmente l’abbazia rientra tra i beni tutelati dal Fondo Ambiente Italiano.
Cosa mangiare a Lecce
La buona cucina è di casa a Lecce: i frutti della terra e del mare offrono una miriade di piatti tipici della tradizione culinaria salentina. Le spezie della macchia mediterranea (salvia, menta, origano, rosmarino…) contribuiscono, poi, ad accrescere il sapore di ogni pietanza.
Verdure e legumi sicuramente non mancano sulle tavole: vengono solitamente cucinati un una pentola di terracotta, conditi con olio extravergine di oliva e serviti con le friselle (pane tostato e biscottato). Tra i piatti tipici sono da menzionare il rustico leccese, due dischi di pasta sfoglia ripieni di mozzarella, besciamella, pomodoro, pepe e noce moscata; la puccia, un pane di grano duro di forma tonda e piccolina che, se non deve essere farcito, prevede nell’impasto le olive nere: attenti a i denti, perché le olive non sono snocciolate! Se non avete gusti difficili, sono da provare anche le municeddhe, lumachine che si raccolgono quando hanno formato intorno all’apertura una membrana bianca che ricorda il colore del vestito monacale (mudiceddhe significa appunto monache). Per i dolci non c’è che l’imbarazzo della scelta; oltre al famosissimo pasticciotto leccese, che va mangiato rigorosamente caldo, c’è da provare un’infinità di delizie preparate con la pasta di mandorla. Cosa dire dei vini? Il Negramaro, il Salice Salentino e il Primitivo di Manduria sono solo alcuni dei vini autoctoni salentini che si contraddistinguono per la corposità del colore e del sapore.